MILANO – Il carrozzone si sta muovendo. La RAI ha comunicato alla stampa estera che la 70ª edizione del Festival della canzone italiana si svolgerà a Sanremo dal 4 all’8 febbraio 2020.

Mancano 4 mesi esatti all’alzata del sipario su quella che viene preannunciata come un’edizione speciale in onore del prestigioso anniversario. Alla conduzione è stato chiamato Amadeus, un volto interno all’azienda RAI che entra già ogni sera nelle case degli italiani, a cui viene affidata anche la direzione artistica in virtù del suo passato da disc jockey e dal suo presente di esperto di musica.

La regia sarà curata da Stefano Vicario e la scenografia da Gaetano Castelli, che hanno già diretto la macchina del Festival in tante edizioni e conoscono a memoria la piantina del Teatro Ariston.

Sebbene il regolamento ufficiale della manifestazione non sia stato ancora pubblicato, iniziano a trapelare alcune indiscrezioni sul progetto editoriale. La più banale è che la RAI affiderà, come d’abitudine, l’organizzazione e la realizzazione della manifestazione alla direzione di rete del primo canale televisivo; la più certa è che tutta la gerarchia di Viale Mazzini vorrebbe che questo Sanremo70 fosse un ambizioso evento multi-piattaforma; la più probabile è che tornerà la categoria delle nuove proposte, riesumando contestualmente quella dei Campioni; la più ambiziosa è che il Festival culminerà sì con le 5 serate al Teatro Ariston ma partirà da un’edizione di Sanremo Giovani (con un’apertura ancora maggiore alle nuove tendenze) e proseguirà con una serie di appuntamenti musicali durante tutto il 2020 per spalmare sull’intero anno il traguardo delle 70 primavere.

Nel corso delle 5 serate di febbraio dovrebbero essere invitati fuori concorso gli artisti che hanno costruito la storia del Festival, per un racconto che si intreccerà con quello dei cantanti in gara e dei compagni di viaggio di Amadeus, al momento non si parla ancora di probabili vallette e valletti, ma i nomi che girano sono sempre gli stessi, fatta eccezione per quello di Chiara Ferragni che potrebbe essere davvero il jolly della RAI per rafforzare gli ascolti televisivi e aumentare quelli sui social network.

Anche il Dopofestival, di cui sono un frequentatore appassionato, sarà probabilmente costruito all’insegna dell’innovazione e potrebbe rivelare delle sorprese. Alcuni opterebbero volentieri per uno spostamento della Ferragni in quel talk, che ha una durata più breve e potrebbe essere più congeniale per una persona che non ha mai condotto una diretta (televisiva) in via sua.

Tutta quest’aria di euforia però si scontra con la realtà e con le cattive notizie. Il Festival 2020 è in pesante ritardo, non si era mai visto che ad ottobre non fosse noto alle case discografiche il regolamento ufficiale. Ci saranno le eliminazioni? Ci saranno le giurie di qualità e degli esperti dopo le polemiche dell’anno scorso? Quale peso percentuale avrà il voto da casa rispetto, ad esempio, a quello della sala stampa dell’Ariston?

E poi c’è il fuoco amico sparato dall’ente locale che detiene la proprietà del nome e del marchio del Festival e per questo incassa 15 milioni ogni tre anni per farlo utilizzare alla RAI. Il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, appena rieletto per altri cinque anni alla guida del municipio e con un progetto per la città e il porto da portare assolutamente a compimento nel corso del suo secondo e ultimo mandato, ha chiaramente detto che quest’anno i rapporti tra Comune e RAI sono molto più complessi. Vai a sapere per colpa di chi.

Paolo Campiglio, inviato di Radio 1 al Festival di Sanremo

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